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Castells e la libertà di Internet

Lunga intervista a Manuel Castells su "Affari e Finanza" di "La Repubblica" di oggi, dal titolo "Castells: Il futuro è Internet e Tv". Verso la fine si legge: "[...] Le cose che si possono fare o non fare su Internet sono le stesse del resto della società, quindi da questo punto di vista il problema [del controllo] non c'è. Quindi quando si parla di leggi e regole su Internet si parla di altro: di controllo preventivo. Ma Internet non può essere un po' più o un po' meno libera. O è libera o non lo è. Non è come come la tv o i giornali, che hanno un sistema di controllo in quanto hanno una proprietà. Internet non ha niente di tutto questo. E per questo crea panico nei governi: perché non ha controllo e non è controllabile. Vuol dire che su Internet alla fine valgono solo le regole che essa stessa si da? Sì, nel senso che Internet è un organismo autoregolato. Ma regolato da chi? Dagli 1,6 miliardi di persone che la usano e che si regolano da sole. Ci sono buone e cattive persone, quindi Internet è come siamo noi. E' come uno specchio in cui guardare noi stessi." Chissa' se ora che li ripete anche un vecchio saggio universalmente rispettato come Castells, certi concetti, ovvi per molti di noi, non arrivino finalmente nella testa dei molti che ancora non hanno capito.

"Malata e denigrata"


Negli ultimi dodici mesi l'università italiana è stato oggetto di una campagna denigratoria violentissima, forse senza precedenti nella storia repubblicana. A leggere i giornali, l'università italiana è, nel suo complesso, un covo di inefficienza, corruzione e di nepotismo. E a leggere certi colleghi l'università italiana è, oltre agli altri difetti, persino sovrafinanziata. Per questi motivi, il libro di Marino Regini, "Malata e denigrata. L'università italiana a confronto con l'Europa", Donzelli, 2009, è un libro importante. Perchè gli autori, da una parte, invitano l'università italiana a fare una severa autocritica: le patologie ci sono e vanno riconosciute e curate ("malata"). Ma, dall'altra, forniscono dati oggettivi per confrontarla con l'università degli altri grandi paesi europei, dati che dimostrano con chiarezza i limiti della violenta campagna scatenata contro l'università di recente ("denigrata"). Confermando definitivamente che l'università italiana regge bene il confronto, secondo tutti i principali indicatori, con le università spagnole, francesi, tedesche e persino inglesi. Solo per un aspetto ci distinguiamo nettamente dagli altri principali europei (ignoriamo, per non infierire, USA e Giappone): i finanziamenti, che sono senza ombra di dubbio i più bassi. Su queste basi è possibile riaprire, al di là della demagogia e delle generalizzazioni interessate, un discorso razionale sullo stato attuale e il futuro dell'università italiana. E' urgente che tale discorso inizi al più presto: il futuro di un paese, infatti, è indissolubilmente legato alla qualità del suo sistema di istruzione superiore.

Citazioni

"Capire è difficile. Richiede tempo e acquisizione di conoscenze e pazienza. Proporre rimedi o costruire programmi è ancora più difficile: richiede tempo e pazienza e immaginazione e creatività e capacità di far convergere su un punto l'opinione di molti. Manifestare indignazione è molto più facile." Paolo Rossi, "Speranze", Il Mulino, 2008, p. 17. "[...] pazienza, prudenza, scepsi, accettazione dei limiti, rifiuto del modo di ragionare per dicotomie e della tentazione del tutto o niente sembra siano, per noi italiani, le cose più difficili da imparare". Paolo Rossi, ibidem, p. 18.

Piero Gobetti e Internet


Il 19 giugno di 108 anni fa nasceva a Torino Piero Gobetti. Morirà giovanissimo a 25 anni, appena arrivato a Parigi, in conseguenza dei ripetuti pestaggi fascisti. Lascerà la moglie, Ada Prospero, e un figlio di due mesi, nonché un ricordo indelebile in tutti coloro che ebbero la fortuna di incontrarlo nel corso della sua breve vita.

Lo ricordo in questa sede perché leggendo varie cose su di lui (nonché suoi scritti) non posso non pensare che Gobetti, fosse vissuto ai nostri tempi, avrebbe abbracciato Internet con entusiasmo. E penso la medesima cosa per uno dei suoi principali punti di riferimento intellettuali e morali, Gaetano Salvemini.

Riporto alcuni passaggi sia di Gobetti sia di Salvemini che, scritti per il primo dopoguerra, sembrano ancora parlare a noi, e in particolare ai giovani:

"O la nostra attuale gioventù ha la forza morale di lavorare tenacemente una decina d'anni a crearsi una cultura politica e ad organizzarsi in una nuova classe dirigente del paese in modo da poter sbalzare di seggio tutti i vecchi padreterni sostituendoli con elementi migliori; oppure anche questo rinnovamento morale prodotto dalla guerra si ridurrà ad un nuovo fiasco". Gaetano Salvemini

"Quando i giovani iniziano a pensare con la loro testa e dimostrano di saper pensare, vuol dire che è prossimo a finire il dominio dei "vecchi", dei "barbagianni", dei "padreterni"". Gaetano Salvemini riferendosi a Piero Gobetti, "Unità", 23 dicembre 1918 (Gobetti ha 17 anni e da poco fondato la rivista "Energie Nove").

"Il nostro è un lavoro a lunga scadenza... Siamo capaci di continuare per cinque, dieci anni, sino alla maturazione feconda di frutti, l'opera nostra? C'è in noi oltre all'ardore la costanza?" Piero Gobetti

(citazioni tratte da Alessandro Galante Garrone, "Padri e figli", Albert Meynier Editore in Torino, 1986)

Nanni Moretti e Internet

Sentivo che stava per arrivare. Verso la fine dell'intervista a Nanni Moretti pubblicata da Repubblica venerdì 10 luglio (p. 48), infatti, il regista se la prende col pubblico, che non va abbastanza al cinema. Cosi'. Senza una parola in merito al fatto che in gran parte del paese molti film è impossibile vederli in sala, che i cinema continuano spesso ad essere come 40 anni fa (per esempio, senza la possibilità di prenotare il posto via Internet), che molti film, anche grandissimi, non sono disponibili neanche in DVD, eccetera. Vergognamoci e basta, noi pubblico ingrato. Insomma, pura sberla in stile Moretti. Poteva, dopo una tale overture, non arrivare anche una sparata contro Internet? Naturalmente no. E infatti: "[...] Per non parlare dell'abitudine orrenda di scaricare illegalmente da Internet. E basta con il luogo comune di premettere sempre: "io non do giudizi". Io sì, li do. Non mi piace quel modo di vivere lì! Non mi piace che uno stia con il culo appicciato alla sedia e con la sedia appiccicata al computer. Mi piace più il mio, di modo di vivere. E vedere il film al cinema, in mezzo agli altri. Tra poco i cinema chiuderanno tutti. E non è colpa della politica o delle istituzioni, ma delle persone che hanno la possibilità di scegliere di fare una cosa o un'altra. [...]" Chissa' se Nanni Moretti mi permette un consiglio. Ovvero: dopo aver finito il suo documentario sul PCI ("le elezioni del '48, lo stalinismo, l'esplusione del gruppo del Manifesto... Interviste a chi nel PCI c'è stato."), perché non trova anche il tempo di occuparsi delle elezioni USA del '08, di quelle in Iran del '09, di intervistare persone come Lawrence Lessig o Richard Stallman? Di capire (perché temo non l'abbia davvero compreso) cosa significhi Internet, questo strumento in grado per dare nuovo sangue e nuova carne alle nostre esangui democrazie, di fornire biblioteche sterminate ai ragazzi e alla ragazze di tutto il mondo, di rinnovare i legami tra gli essere umani? Certo, per farlo dovrebbe pero' prima alzare il culo dalla poltrona del cinema e provare a parlare con qualcuno dei ragazzi che passano lì fuori per strada.

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