Seconda sessione 15 May PM

Inizia Charles Nesson. Accanto a lui siedono Michael Fricklas (Executive Vice President, General Counsel and Secretary, Viacom), Reed Hundt (Former FCC Chairman and Principal, Charles Ross Partners), Esther Dyson (President, Edventure Holdings). Charles Nesson inizia dicendo che i tre grandi attori sono: Governi, for profit e no profit. Quando si fanno le regole, sono loro che si siedono al tavolo (o dovrebbero, dico io). Continua. Dice inoltre che abbiamo iniziato la giornata all'insegna della paura (Zittrain). Abbiamo poi sentito come i governi siano spesso nemici di Internet (Palfrey). Ma non abbiamo ancora una posizione propositiva a riguardo di Internet. Non possiamo fermarci alla paura e alla reazione. Chiede ai membri del panel di presentarsi; "What do you do during the day?". Charles Nesson: "Parlo a nome di eon, dean of cyberspace." Esther Dyson: "Quando hai descritto i players, hai lasciato fuori gli individui. Che pero' sono quelli che fanno grande Wikipedia e Internet in generale." Charles Nesson: "le universita' si dovrebbero aprire, come ha fatto l'MIT, invece di guardarsi all'interno, come tendono a fare. Parliamo pero' delle biblioteche: tesori straordinari che pero' non possiamo usare in cyberspazio perche' costerebbe enormi quantita' di tempo e di denaro per liberarli. Cosa ne pensate, voi panelists? Tu, Viacom?" Mio commento: continuano a dare per scontato che i "creatori" hanno diritto al controllo come mezzo per cercare un ritorno economico. Dire, come fa Esther Dyson, che ci sono modelli di business molto migliori di quelli tradizionali, basati sul contratto punto-punto, e' sicuramente interessante, ma lei e tutti gli altri, tranne Nesson, eludono il punto centrale, ovvero che i prodotti culturali digitali obbediscono a leggi diverse da quelli incorporati in supporti fisici. Viacom: sempre piu' spesso ci sono blanket licenses che permettono di ridurre o annullare i costi di transazione (p.es. YouTube). Reed Hundt: "una istituzione (=Harvard) che ha 38 miliardi di dollari in banca e che spende ogni anno solo il 20% di quanto guadagna, significa che non ha ancora definito il suo ruolo nel XXI secolo. Lo stesso per le prime 50 universita' negli USA. Le universita' non hanno ancora deciso cosa vogliono essere in questo nuovo secolo. Solo cosi' si spiega il fatto che siedono su cosi' tanto cash senza spenderlo."