La tecnologia per capire l'Umanità ("La Stampa")
La tecnologia è ovunque. La indossiamo, la usiamo per spostarci, per scaldarci, per nutrirci e per mille altre attività. Non solo: viviamo letteralmente dentro alla tecnologia. E’ infatti artificiale l’ambiente in cui spendiamo gran parte della nostra vita, a casa, al lavoro, in città.
Forse per questa sua onnipresenza molte persone ormai considerano la tecnologia come una sorta di natura, qualcosa di cui si prende passivamente atto, così come si prende atto di un temporale o di un monte.
Tuttavia pensare alla tecnologia in questo modo è un problema, innanzitutto culturale, ma non solo culturale: pensare alla tecnologia come se fosse “natura”, infatti, ci impedisce di capirla davvero, con ricadute molto concrete anche in ambito economico e persino nei rapporti internazionali.
La tecnologia, infatti, non è “data”. Al contrario, la tecnologia è costituita da ciò che, non esistendo in natura, viene portato in esistenza grazie allo sforzo deliberato di una persona, nel caso più semplice dell’artigiano o dell’artista, o di molte migliaia di persone nel caso delle tecnologie più avanzate. Quindi la tecnologia è umanità, come recita il motto di Biennale Tecnologia, la grande manifestazione culturale organizzata dal Politecnico che inizia oggi, nel senso che la tecnologia è sognata, progettata e realizzata da esseri umani per obiettivi – nobili, banali o atroci che siano – strettamente umani.
Per questo motivo se guardassimo la tecnologia con occhi consapevoli, ci dovremmo vedere riflessi noi stessi. Tranne casi particolari non personalmente noi stessi, ma certamente gli esseri umani che da qualche parte nel mondo hanno scavato la terra per tirare fuori i minerali necessari, che hanno ideato, progettato e prodotto i componenti, che hanno assemblato e dato forma al tutto, che l’hanno trasportato magari all’altro capo del mondo, che l’hanno venduto e che infine l’hanno smaltito.
Allo stesso modo se guardassimo la tecnologia con occhi consapevoli ci vedremmo dentro anche il nostro pianeta: le miniere da cui sono usciti i materiali, i pozzi petrolifere o le pale eoliche che hanno prodotto l’energia, le fabbriche che hanno raffinato e prodotto, le discariche che hanno smaltito, le conseguenze di tutto questo sui fiumi, i mari, la vegetazione, la fauna, l’atmosfera.
Infine se guardassimo alla tecnologia con occhi consapevoli ci vedremmo riflesse le conseguenze della tecnologia - positive e negative, banali o importanti che siano - sui bambini e sugli anziani, sui poveri e sui benestanti, sulla democrazia e sui rapporti personali, sulla salute fisica e mentale, sulla guerra e sulla pace, sul progresso o sul degrado morale dell’umanità, sul “Sud” e sul “Nord” del mondo.
Da oggi fino a domenica sera Biennale Tecnologia offrirà, dunque, proprio questo ai suoi visitatori: li aiuterà a vedere in ogni oggetto tecnologico - semplice o complesso che sia - un sorta di prisma da cui si irradiano mille raggi, in mille direzioni diverse.
Apparso su "La Stampa", edizione di Torino, giovedì 10 novembre 2022, p. 39 + 51.
Forse per questa sua onnipresenza molte persone ormai considerano la tecnologia come una sorta di natura, qualcosa di cui si prende passivamente atto, così come si prende atto di un temporale o di un monte.
Tuttavia pensare alla tecnologia in questo modo è un problema, innanzitutto culturale, ma non solo culturale: pensare alla tecnologia come se fosse “natura”, infatti, ci impedisce di capirla davvero, con ricadute molto concrete anche in ambito economico e persino nei rapporti internazionali.
La tecnologia, infatti, non è “data”. Al contrario, la tecnologia è costituita da ciò che, non esistendo in natura, viene portato in esistenza grazie allo sforzo deliberato di una persona, nel caso più semplice dell’artigiano o dell’artista, o di molte migliaia di persone nel caso delle tecnologie più avanzate. Quindi la tecnologia è umanità, come recita il motto di Biennale Tecnologia, la grande manifestazione culturale organizzata dal Politecnico che inizia oggi, nel senso che la tecnologia è sognata, progettata e realizzata da esseri umani per obiettivi – nobili, banali o atroci che siano – strettamente umani.
Per questo motivo se guardassimo la tecnologia con occhi consapevoli, ci dovremmo vedere riflessi noi stessi. Tranne casi particolari non personalmente noi stessi, ma certamente gli esseri umani che da qualche parte nel mondo hanno scavato la terra per tirare fuori i minerali necessari, che hanno ideato, progettato e prodotto i componenti, che hanno assemblato e dato forma al tutto, che l’hanno trasportato magari all’altro capo del mondo, che l’hanno venduto e che infine l’hanno smaltito.
Allo stesso modo se guardassimo la tecnologia con occhi consapevoli ci vedremmo dentro anche il nostro pianeta: le miniere da cui sono usciti i materiali, i pozzi petrolifere o le pale eoliche che hanno prodotto l’energia, le fabbriche che hanno raffinato e prodotto, le discariche che hanno smaltito, le conseguenze di tutto questo sui fiumi, i mari, la vegetazione, la fauna, l’atmosfera.
Infine se guardassimo alla tecnologia con occhi consapevoli ci vedremmo riflesse le conseguenze della tecnologia - positive e negative, banali o importanti che siano - sui bambini e sugli anziani, sui poveri e sui benestanti, sulla democrazia e sui rapporti personali, sulla salute fisica e mentale, sulla guerra e sulla pace, sul progresso o sul degrado morale dell’umanità, sul “Sud” e sul “Nord” del mondo.
Da oggi fino a domenica sera Biennale Tecnologia offrirà, dunque, proprio questo ai suoi visitatori: li aiuterà a vedere in ogni oggetto tecnologico - semplice o complesso che sia - un sorta di prisma da cui si irradiano mille raggi, in mille direzioni diverse.
Apparso su "La Stampa", edizione di Torino, giovedì 10 novembre 2022, p. 39 + 51.