Perché Biennale Tecnologia ("Robinson - La Repubblica")

La cultura è una. Non due, tre o addirittura quattro. Esistono varie forme di sapere, questo sì. Ma la cultura è costituita dall’intrecciarsi, dal compenetrarsi dei vari saperi, dal confronto. Un confronto certamente consapevole degli statuti epistemologici dei singoli saperi, con i loro punti di forza e i loro punti ciechi, ma comunque un confronto programmaticamente scevro di arroganza, anzi, rispettoso, curioso, umile (nel senso di attaccato al suolo, all’humus).

È a partire da queste premesse che il Politecnico di Torino idea, progetta e organizza, con l’importante contributo di molti partner, Biennale Tecnologia, la manifestazione culturale che dal 2020 si alterna all’altra grande biennale torinese, Biennale Democrazia, che fin dal 2009 promuove, nel ricordo di Norberto Bobbio, una riflessione interdisciplinare sui temi della politica.

Il primo obiettivo di Biennale Tecnologia è quello di realizzare una manifestazione culturale che offra – su grande scala – un dialogo paritario e inclusivo tra saperi. Ingegneria, architettura e le altre discipline tradizionalmente politecniche in dialogo con le scienze naturali, le scienze umane e sociali e le arti, impiegando un ampio spettro di modalità, dalla lezione magistrale al dibattito, dallo spettacolo teatrale alla mostra, dal concerto alla proiezione cinematografica e alla lettura poetica.

Il secondo obiettivo riguarda il tema della manifestazione, ovvero, la tecnologia. L’intenzione non è solo quella – pur cruciale – di condividere sapere tecnologico; c’è anche un altro obiettivo, non meno importante, ovvero, quello di promuovere un modo diverso di pensare alla tecnologia. Diverso sia dal modo di pensare alla tecnologia di molti “tecnici”, sia dal modo con cui pensano alla tecnologia la maggior parte delle altre persone. Il senso comune relativo alla tecnologia, infatti, è infestato di luoghi comuni, di ingenuità e di mistificazioni, col risultato che la capacità della collettività – élite incluse – di pensare in maniera realistica alla tecnologia è spesso molto debole. Debole – in estrema sintesi - perché i tecnici raramente sono consapevoli della natura socio-politica della tecnologia, che considerano, a torto, “neutra” nonché per definizione sinonimo di “progresso”, e debole perché molti non tecnici pensano che la tecnica si riduca a meri strumenti, non di rado negativi e comunque tendenzialmente indegni di attenzione intellettuale o politica. È una debolezza generalizzata che, oltre a rappresentare un serio limite culturale, produce problemi rilevanti per la democrazia, per la vita economica, e persino per i rapporti internazionali.

Per rimediare a una debolezza cognitiva così radicata e diffusa la via maestra è il dialogo tra saperi. È solo gettando luce da diverse angolature, infatti, che è possibile superare gli stereotipi e avvicinarsi - forando la corazza prodotta dalla consuetudine - all’essenza della tecnologia.

È importante farlo nel mondo della formazione e della ricerca, e il Politecnico si è attivato anche in questa direzione, facendo seguire a tutti gli studenti di ingegneria un insegnamento interdisciplinare chiamato “Grandi sfide” e istituendo il centro studi Theseus su tecnologia, umanità e società.

Ed è ovviamente importante farlo con iniziative rivolte al grande pubblico, come appunto Biennale Tecnologia, il cui motto, fin dalla prima edizione, è, non a caso: “Tecnologia e/è umanità”.

Dopo la prima edizione del 2019, per celebrare i 160 del Politecnico e inaugurata da Joseph Stiglitz, e l’edizione 2020, tenutasi interamente online causa COVID-19, dal titolo: “Mutazioni – per un futuro sostenibile” - siamo ora giunti alla terza edizione. Dal 10 al 13 novembre, infatti, Biennale Tecnologia torna in presenza a Torino col titolo: “Princìpi – Costruire per le generazioni”. L’inaugurazione del 10 novembre si aprirà con una lezione magistrale di Nicholas Nassim Taleb, il celebre studioso de “Il cigno nero” e “Antifragile”, e poi in serata alle OGR la prima assoluta di uno spettacolo teatrale di Marco Paolini e Telmo Pievani dal titolo: “Gli Antenati della Fabbrica del Mondo”.

Come titolo di Biennale Tecnologia abbiamo scelto “Princìpi” perché ci è sembrata una parola particolarmente utile, coi suoi molti significati, per affrontare le grandi complessità di questo periodo storico: princìpi fondativi nel senso delle fondamenta concettuali, metodologiche o fattuali di una disciplina, di una scienza o di una dottrina; princìpi nel senso specifico, ma suggestivo dei principi attivi di una sostanza; princìpi nel senso di avviare, di intraprendere; princìpi nel senso di norme morali o valori etici. E come sottotitolo abbiamo scelto “costruire per le generazioni” sia perché fare tecnologia significa portare in esistenza qualcosa che non esiste in natura, sia perché forse mai come ora l’idea stessa di generazioni future è in pericolo, minacciata non solo dal disastro ambientale, ma anche dal rinato spettro della guerra nucleare.

Negli oltre 150 incontri di Biennale Tecnologia 2022, negli spettacoli, nelle mostre, nei concerti, nelle proiezioni cinematografiche (inclusa la Notte Miyazaki alla Mole Antonelliana) penseremo al digitale, all’energia, ai trasporti, all’architettura, allo spazio, alle infrastrutture e a molti altri temi tecnologici facendo dialogare ingegneri, architetti e designer con filosofi, sociologi, economisti, fotografi, scrittori, archeologi, antropologi, storici e molti altri portatori di varie forme di sapere. Tutti invitati a Torino per provare a sviluppare un pensiero all’altezza del momento storico, con l’obiettivo primario di provare a capire che cosa possiamo concretamente fare per assicurare che siano ancora molte le generazioni che daranno seguito alle 4.000 generazioni di homo sapiens che hanno finora calcato l’humus di questa nostra terra.

Apparso con piccole modifiche su "Robinson" de "La Repubblica", sabato 5 novembre 2022, col titolo: "La cultura si parla", p. 27