Inaugurazione Biennale Tecnologia 2024

A seguire il testo del mio breve discorso all'inaugurazione di Biennale Tecnologia 2024 (Aula Magna, Politecnico di Torino, 18 aprile 2024).

Benvenuti a Biennale Tecnologia 2024!

E’ la quarta volta che il Politecnico invita non solo la sua comunità, ma tutta la cittadinanza - di tutte le età, scuole incluse - per parlare di tecnologia e società in maniera rigorosa, ma accessibile. Lo faremo grazie a 160 incontri, con quasi 300 ospiti, a laboratori, spettacoli, visite guidate, mostre, proiezioni, e con la collaborazione di decine e decine di partner, che ci hanno aiutato non solo ad arricchire il programma, ma anche a portare Biennale in tutta la città (e oltre!).

Il nostro modo di pensare alla tecnologia è distintivo, come si capisce dal motto che accompagna Biennale Tecnologia fin dal 2019: “Tecnologia è umanità”.

Per noi di Biennale la tecnologia cura e ferisce, protegge e uccide, diverte e costringe, produce e distrugge, inquina e pulisce, risolve e complica, nutre e contamina: insomma, la tecnologia è umanità, con tutte le sue contraddizioni, aspirazioni e pulsioni.

Abbiamo quindi l’ambizione di pensare alla tecnologia in maniera ampia e plurale. Vogliamo provare a cogliere – senza nasconderci i limiti e le difficoltà dell’operazione – la totalità dei suoi effetti, vogliamo cercare di mettere a fuoco non solo le sue caratteristiche attuali, ma anche le sue potenzialità, e non solo quelle che promettono ritorni economici, ma anche quelle che potrebbero dare contributi importanti di altro tipo alla collettività e alla vita sul Pianeta.

Uno sforzo di comprensione e di immaginazione ampio che richiede certamente il contributo delle discipline tradizionalmente politecniche, ma che richiede anche altri due tipologie di contributi: quello delle scienze umane, sociali e delle arti, per realizzare un dialogo tra discipline non facile, ma assolutamente essenziale; e quello della passione – culturale, politica, etica. Solo col contributo di tutti i saperi e della passione è possibile andare al cuore dei problemi e trovare soluzioni che funzionino davvero.

E solo così è possibile pensare a delle UTOPIE REALISTE, ovvero, immaginare con coraggio, ma non per il mero piacere di immaginare: immaginare avendo come obiettivo possibili realizzazioni, progetti, azioni concrete.

Tra i tanti argomenti che tratteremo, due - oggi più che mai di attualità- mi stanno particolarmente a cuore.

Il primo tema è quello della Grande accelerazione. Con questa espressione si fa riferimento a un periodo di cambiamenti senza precedenti che hanno avuto luogo a causa della presenza umana sul pianeta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi. In poco più di 70 anni:
  • La popolazione mondiale è più che triplicata, passando da poco più di 2 a oltre 8 miliardi di persone;
  • il numero di veicoli a motore è aumentato di 35 volte, da 40 milioni a 1,4 miliardi;
  • gli abitanti delle città sono quasi sestuplicati, passando da circa 700 milioni a più di quattro miliardi;
  • i tre quarti dell’anidride carbonica introdotta nell’atmosfera da attività umane da quando esiste Homo sapiens è stata introdotta dopo il 1945 (e più della metà negli ultimi trent’anni!).
La Grande Accelerazione continua inarrestabile anche oggi nonostante conseguenze sempre più evidenti, a partire dal riscaldamento climatico.

Il secondo argomento è quello che potremmo chiamare il lato oscuro della tecnologia, ovvero, quello legato, da una parte, all’uso poco democratico della tecnologia e, dall’altra, al mondo della guerra. Sono aspetti a cui Biennale Tecnologia, nella sua storia, inclusa questa edizione, ha sempre prestato specifica attenzione.

Relativamente alla guerra, con quanto sta avvenendo in particolare in Ucraina e a Gaza, l’argomento è di angosciante, bruciante attualità. Nella nostra manifestazione abbiamo trattato il tema della guerra e della pace, anche con l’edizione 2023 di “Tempi difficili”, col realismo, la sobrietà e la pluralità di punti di vista che da sempre contraddistinguono Biennale.

Ma anche questo tema - come tutti gli altri - l’abbiamo trattato, e lo tratteremo anche quest’anno, con la consapevolezza che il futuro non è scritto e che quindi, ragionando insieme, è possibile mettere a fuoco e costruire futuri migliori, in particolare, futuri di pace. La guerra non è inevitabile, come molti, purtroppo, sembrano dare per scontato. Al contrario: la pace è un'utopia non solo realista, ma anche necessaria.

Grazie.

Buona Biennale!