Ci sono parole che tornano. Possono inabissarsi per qualche tempo, ma poi la loro forza intrinseca le spinge di nuovo in alto. Solidarietà è una di queste parole. Poco considerata negli ultimi decenni, sta ora tornando ad imporre la sua forza, come testimoniato non solo dal nuovo libro di Stefano Rodotà,
“Solidarietà - Un’utopia necessaria” (Laterza, 141 pagine, 14 euro), ma anche da “Due giorni, una notte”, il film del fratelli Dardenne nei cinema proprio in questi giorni.
E’ forse la più grave recessione economica a memoria d’uomo a renderci più sensibili all’idea di solidarietà? Riscopriamo un’idea antica per il ritorno di paure che si pensavano superate per sempre - come la paura di non potersi curare o di non potersi permettere di studiare?
Le difficoltà economiche stanno probabilmente favorendo il fenomeno, che però ha radici che vanno al di là della congiuntura. Questi ultimi trent’anni, infatti, hanno visto l’affermarsi di idee fortemente anti-solidaristiche.
In molti ambiti sono stati avviati processi con l’obiettivo di sostituire all’idea di istituzione (e a quella di comunità) quella di mercato: gli ospedali sono quindi diventati “Aziende Ospedaliere”; le scuole hanno iniziato a doversi vendere su un ipotetico mercato scolastico avente come clienti gli studenti e loro famiglie; persino la comunità scientifica si sta frantumando grazie a processi di valutazione che esasperano ulteriormente i muri tra la discipline e mettono ricercatore contro ricercatore, dipartimento contro dipartimento, università contro università.
A questi processi disgregatori la società sta iniziando a opporre, come sempre nella storia, una reazione. E questa reazione passa necessariamente per la solidarietà, per la ricerca di ciò che unisce, per l’attenzione al destino comune. Il libro di Stefano Rodotà traccia la storia dell’idea e poi argomenta con forza che la democrazia deve essere fondata su quattro idee che si affiancano e si sostengono a vicenda: libertà, dignità, eguaglianza e, appunto, solidarietà. Sono queste le basi per guardare al futuro con speranza. E’ qui che la politica potrebbe ritrovare un suo ruolo forte, ineliminabile.
(Recensione apparsa sull'edizione nazionale de "La Stampa" del 19 dicembre 2014, p. 33).