Liberta' di remixare

Mi ha colpito questo post di Marco Scialdone sul singolare divieto di remix inserito nelle condizioni di un concorso indetto da Fondazione Romaeuropa e Telecom Italia e rivolto ai "creativi" del web. E' un esempio da manuale della mentalita' "tutto e' proibito" che e' arrivata a dominare il mondo della produzione culturale in questi ultimi anni. Ottima, quindi, l'idea di raccogliere firme e di mandare email per educare gli organizzatori in merito all'esistenza di cose come il pubblico dominio, Creative Commons, eccetera.

Inaugurazione NEXA

Abbiamo appena pubblicato il programma definitivo dell'inaugurazione del Centro NEXA su Internet & Societa' che avra' luogo nell'Aula Magna del Politecnico di Torino il 22 gennaio 2009, ore 9-13. Sono davvero grato a tutti coloro che si sono resi disponibili a venire a Torino (alcuni dagli USA e da Parigi) per discutere insieme pubblicamente del ruolo di un centro come NEXA. Grazie anche a tutti coloro, speriamo tanti, che si uniranno a noi in quella giornata.

Warner Music propone licenza collettiva

Philippe Aigrain segnala e commenta (via Numerama) un annuncio della Warner Music Group che potrebbe segnare uno spartiacque nell'evoluzione dell'industria culturale a livello mondiale: la Warner, infatti, propone una licenza collettiva per l'accesso alla musica dei suoi cataloghi. La proposta ha ancora limitazioni tutte da analizzare e discutere, ma rimane comunque un annuncio di straordinario interesse. Aggiungo solo che appena un mese fa si parlava di licenze collettive e sembrava che la strada fosse ancora lunga. E invece abbiamo gia' una proposta concreta da parte di una delle major.

Il sito di NEXA è online

Il sito del Centro NEXA su Internet & Società del Politecnico di Torino è finalmente online. Un grazie di cuore a Luca per aver lavorato con grandissima dedizione. Mancano ancora molti contenuti, ma li aggiungeremo nelle prossime settimane. Intanto, dopo due mesi di riflessioni, abbiamo pubblicato un comunicato relativo al decreto Pisanu. Argomento ripreso anche da uno splendido articolo di Raffaele Mastrolonardo su "Alias" di oggi (Il Manifesto). AGGIORNAMENTO: L'articolo di Mastrolonardo è disponibile qui. Il tema e' stato anche ripreso, tra gli altri, da Anna Masera su La Stampa e da Punto Informatico.

Sul pubblico dominio #2

Sul Giornale della Musica di novembre 2008, comprato soprattutto per leggere la bella introduzione a Creative Commons scritta dall'Avv. Sveva Antonini (grazie!), trovo - oltre a moltissime altre belle cose - una recensione dal titolo: "Il maestro dell'organo fuori copyright" (di Massimo Nosetti, p. 38). Hmm, interessante. Comincio a leggere: "Il 70° anniversario della morte di Louis Vierne celebrato nel 2007 ha segnato anche l'estinzione del copyright sulle sue composizioni. Circostanza della quale hanno fatto immediatamente tesoro due case editrici tedesche [...] che, a pochi mesi di distanza, hanno presentato ai cultori del tardo romanticismo organicistico due nuove edizioni urtext delle opere del grande Maestro francese. [...] l'evento è in se' encomiabile poiché, pur abbondantemente superato il secolo dalla comparsa della prima opera organistica di Vierne (Première Symphonie op. 14, Hamelle 1899), né questa casa editrice né gli editori (Durand, Lemoine) che pubblicarono i successivi lavori, si sono mai presi l'incomodo di emendare le ristampe seguenti dalla miriade di errori e inesattezze provocate dalla incerta grafia con la quale Vierne, sofferente di grave infermità visiva, redigeva le sue composizioni [...]. La nuova edizione della Bärenreiter, [...], estremamente curata sia nell'elegante veste tipografica sia nel contenuto [...], si può certamente collocare tra le più rilevanti operazioni editoriali recenti nel campo della musica organistica." (enfasi mia). Insomma: a certi economisti, ideologicamente convinti della bontà a priori della "proprietà intellettuale", sarebbe forse il caso di offrire... biglietti per concerti (d'organo e non).

Internet fa bene ai ragazzi

Naturalmente c'e' d'aspettarsi che i media italiani - sempre cosi' disponibili a dipingere (in genere a sproposito) Internet come una pericolosa giungla frequentata da pedofili, criminali e terroristi - si guarderanno bene dal dare risalto a un nuovo studio della MacArthur Foundation. Traducendo dal sito della fondazione:
"Il piu' ampio studio USA sui teenagers e il loro uso di media digitali dimostra che la gioventu' americana sta sviluppando online importanti competenze sociali e tecniche - spesso in modi che gli adulti non capiscano o non valorizzano. "Sorprendera' i genitori scoprire che i loro ragazzi non perdono tempo quando sono online", dice Mizuko Ito, ricercatrice presso l'Universita' della California, Irvine, e prima autrice del rapporto. “Ci sono dei miti a riguardo del tempo che i ragazzi passano online - si pensa che sia pericoloso o che li renda pigri. Noi, invece, abbiamo trovato che passare tempo online e' essenziale affinche' i giovani acquisiscano le competenze sociali e tecniche di cui hanno bisogno per diventare cittadini a tutto tondo nell'era digitale" .
E sempre Mizuko Ito, in un'intervista al New York Times, dice: "Le preoccupazioni relative ai pericoli derivanti da predatori o sconosciuti online sono esagerate". Sito del rapporto (sotto licenza Creative Commons :-) ), riassunto di due pagine, rapporto completo (circa 30 pagine di testo, piu' appendici e altro).

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