Sentivo che stava per arrivare. Verso la fine dell'intervista a Nanni Moretti pubblicata da Repubblica venerdì 10 luglio (p. 48), infatti, il regista se la prende col pubblico, che non va abbastanza al cinema. Cosi'. Senza una parola in merito al fatto che in gran parte del paese molti film è impossibile vederli in sala, che i cinema continuano spesso ad essere come 40 anni fa (per esempio, senza la possibilità di prenotare il posto via Internet), che molti film, anche grandissimi, non sono disponibili neanche in DVD, eccetera. Vergognamoci e basta, noi pubblico ingrato. Insomma, pura sberla in stile Moretti. Poteva, dopo una tale overture, non arrivare anche una sparata contro Internet? Naturalmente no. E infatti:
"[...] Per non parlare dell'abitudine orrenda di scaricare illegalmente da Internet. E basta con il luogo comune di premettere sempre: "io non do giudizi". Io sì, li do. Non mi piace quel modo di vivere lì! Non mi piace che uno stia con il culo appicciato alla sedia e con la sedia appiccicata al computer. Mi piace più il mio, di modo di vivere. E vedere il film al cinema, in mezzo agli altri. Tra poco i cinema chiuderanno tutti. E non è colpa della politica o delle istituzioni, ma delle persone che hanno la possibilità di scegliere di fare una cosa o un'altra. [...]"
Chissa' se Nanni Moretti mi permette un consiglio. Ovvero: dopo aver finito il suo documentario sul PCI ("le elezioni del '48, lo stalinismo, l'esplusione del gruppo del Manifesto... Interviste a chi nel PCI c'è stato."), perché non trova anche il tempo di occuparsi delle elezioni USA del '08, di quelle in Iran del '09, di intervistare persone come Lawrence Lessig o Richard Stallman? Di capire (perché temo non l'abbia davvero compreso) cosa significhi Internet, questo strumento in grado per dare nuovo sangue e nuova carne alle nostre esangui democrazie, di fornire biblioteche sterminate ai ragazzi e alla ragazze di tutto il mondo, di rinnovare i legami tra gli essere umani? Certo, per farlo dovrebbe pero' prima alzare il culo dalla poltrona del cinema e provare a parlare con qualcuno dei ragazzi che passano lì fuori per strada.